Perché siamo costantemente portati a sminuire le generazioni che seguono la nostra?
Perché percepiamo in maniera così netta il distacco tra ciò che sentiamo di essere e ciò che riconosciamo negli individui più giovani che compongono la società in cui muoviamo? Perché, a prescindere dalla nostra età e dalla nostra data di nascita, qualunque frase che cominici con “Ai miei tempi…”, sappiamo già che introdurrà un commento negativo nei confronti di chi “i tempi” li sta cavalcando nel presente? Sono domande piuttosto banali come scontata può apparire la risposta: ognuno di noi è figlio del proprio tempo e dal contesto storico, politico, economico, sociale e tecnologico in cui è chiamato ad agire assorbe valori, punti di vista, modi di vedere e di interpretare il mondo, simboli, immaginari, ideologie. Ed è inevitabile, dunque, che chi sia nato a ridosso del Secondo Dopoguerra abbia un modo differente di percepire il mondo nei confronti di chi sia nato, invece, nell’epoca del boom economico o nell’era dell’esplosione delle tecnologie digitali o di chi sia non ha mai conosciuto il XX secolo. Ciò che dovrebbe essere meno normale, semmai, è la spontanea e automatica modalità del pensare propria di chi si ponga in uno stato di presunta e mai desunta superiorità nei riguardi di chi nasca in un periodo storico successivo al proprio. Perché è sempre così: “Eeeeh, le generazioni di oggi…”. “Eeeeh i giovani di adesso…”. “Eeeeh, quando ero ragazzo io invece…”.
Ogni generazione ha la sua storia, i suoi valori, i suoi simboli
Mettiamocelo in testa, una volta per tutte: non ci sono generazioni migliori di altre. Il mondo cambia e sempre cambierà. E ogni mutamento non farà altro che generare cittadini differenti, nel modo di ragionare, di vivere la realtà, persino nella conformazione del proprio cervello. Ciò non rende nessuno migliore di nessun altro e se le generazioni dei nostri nonni dimostravano, ad esempio, una maggiore capacità mnemonica rispetto a noi Millennials, a nostra volta noi siamo maggiormente abili nel multitasking. E così i ragazzini di 15 anni di oggi sono cento volte più abili di noi nel capire come funziona una nuova tecnologia digitale mentre noi stiamo ancora cercando di comprendere a cosa serva. Questo è il primo di una serie di articoli che voglio dedicare al tema generazionale e questa vale solo come un’introduzione a un lavoro molto più ampio e articolato, volto a delineare il profilo tipo, i tratti caratterizzanti e le peculiarità delle quattro generazioni con cui abbiamo a che fare oggi, ma con un chiaro indirizzo: nessun giudizio nel merito, nessuna esaltazione delle classi di ferro né attacchi ai giovanissimi. Sarà un lavoro più oggettivo e lucido possibile, orientato a scandire una verità precisa: nessuno è migliore di nessuno, ma ogni generazione è certamente differente dall’altra. Le quattro generazioni che indagherò saranno:
- I Baby Boomers: Nati tra il 1946 e il 1964
- La Generazione X: Nati tra il 1965 e il 1979
- i Millennials: Nati tra il 1980 e il 1999
- La Generazione Z: Nati tra il 2000 e il 2010
I Baby Boomers
“Si cresce solo portando qualcosa a termine e cominciando qualche altra cosa. Anche se tali cosiddetti inizi e fini sono solo illusioni”.
Il mondo secondo Garp – John Irving
I Baby Boomers sono i ‘figli’ del boom economico che segue la ricostruzione del Secondo Dopoguerra, nell’Italia che si rialza dal Ventennio Fascista e dalla sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale che ha causato il crollo dei regimi totalitari in italia e in Germania. Convenzionalmente, comprende i nati tra il 1946 e il 1964 e che hanno vissuto appieno le lotte per i diritti civili, le rivoluzioni culturali. Soprattutto, sono coloro che hanno vissuto le trasformazioni mondiali conseguenti all’esplosione demografica e l’apertura alla prima vera e propria società dei consumi.
Generazione X
“Porca puttana, un’intera generazione che pompa benzina, serve ai tavoli, o schiavi coi colletti bianchi. La pubblicità ci fa inseguire le macchine e i vestiti, fare lavori che odiamo per comprare cazzate che non ci servono. Siamo i figli di mezzo della storia, non abbiamo né uno scopo né un posto. Non abbiamo la grande guerra né la grande depressione. La nostra grande guerra è quella spirituale, la nostra grande depressione è la nostra vita. Siamo cresciuti con la televisione che ci ha convinti che un giorno saremmo diventati miliardari, miti del cinema, rock star. Ma non è così. E lentamente lo stiamo imparando. E ne abbiamo veramente le palle piene!.
Fight Club – Chuck Palahniuk
I nati tra il 1965 e il 1979 sono quelli della Generazione X. La X serve a definire uno spaccato generazionale privo di riferimenti culturali e ideologici forti: sono coloro che hanno assistito al tramonto delle ideologie, alla fine della Guerra Fredda e al crollo del Muro di Berlino, senza che impalcature socio-culturali ugualmente solide ne abbiano saputo prendere il posto. Il contesto sociale, storico e politico in cui crebbero i giovani della generazione X valse loro la stereotipata nome di persone spesso pervase da apatia e mosse da un cinismo di reazione alla privazione di un’identità e di uno scopo.
Millennials
“È che proprio i trentenni non esistono più, come gli gnomi, il dodo e gli esquimesi. Adesso c’è l’adolescenza, la postadolescenza e la fossa comune. I trentenni sono una categoria superata, a cui ci si attacca per nostalgia, come il posto fisso.”.
Perché non possiamo dirci trentenni – Zerocalcare
I Millennials – o Generazione Y – di cui anche io faccio parte, è quella che comprende coloro che sono nati tra il 1980 e il 1999. Il principale tratto distintivo della Net generation è certamente la rivoluzione comunicativa e digitale che, per primi, i nati in questa fase storica si sono trovati ad affrontare; sono i primi nati a cavallo tra il mondo analogico e quello digitale e con le adeguate risorse per metabolizzare la transizione. Lo scarto conoscitivo tra Millennials e Generazione X, in ambito tecnologico, è notevole e segna un vero e proprio solco, cui si affianca un nuovo boom demografico e una inedita precarietà nel mondo del lavoro. Cambiano le logiche d’impiego, cambiano le modalità di esecuzione di gran parte delle professioni, il digitale assume un ruolo centrale nella quotidianità.
Generazione Z
“Ebbene sì, la iGeneration è tra noi. I nati dal 1995 in poi sono praticamente cresciuti con il cellulare in mano, sono su Instagram da quando andavano alle medie e non hanno ricordi di un mondo senza Internet.”.
Iperconnessi – Jean Twenge
I nati nel XXI secolo e fino al 2010 sono indicati come la Generazione Z. I giovanissimi nati all’alba nel nuovo mondo post ‘900 sono i primi a potersi definire, di fatto, nativi digitali. Mai nella storia, un’intera generazione aveva espresso i suoi primi vagiti in un mondo già interconnesso, orientato dai social media e che ha definitivamente riscritto le logiche di tempo e di spazio in relazione alla comunicazione, alle relazioni umane e all’informazione. Secondo gli esperti, saranno loro, nel prossimo futuro, a dettare le nuove linee di consumo, di marketing e di strategie aziendali. Sono i top manager del futuro, la classe dirigente che verrà.
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