Tutto ciò che sta accadendo in Italia e nel mondo ha sconvolto le nostre certezze. Possiamo accettarlo come fatto o continuare a lamentarcene. Tu cosa scegli?
“Il Governo ha sbagliato, avrebbe dovuto chiudere tutto molto, molto prima!”. “Ma il Governo cosa fa? Cosa aspetta a riaprire tutto? Guardate la Germania! Guardate l’Olanda!”. “E il Mes?”. “E gli eurobond?”. Improvvisamente, una nazione che – statisticamente – conta un numero preoccupantemente elevato di analfabeti funzionali, si scopre altresì un Paese abbondantemente fornito di fini virologici, politologi, economisti.
Tutti accomunati da una caratteristica, da un atteggiamento, un’inclinazione: il talento smodato per la lamentela. Il lancio della lagna è diventato il nuovo sport nazionale, colmando brillantemente quel vuoto cosmico lasciatoci in dote dalla cessazione delle attività calcistiche. E sì, perché a dire la nostra siamo bravi tutti. Ma proprio tutti tutti. Un po’ meno abili, però, siamo nel dimostrarci pratici e capaci di rispondere con prontezza alla necessità di cambiamento. Perché di questo si tratta: piaccia o non piaccia, è cambiato tutto. Ora le scelte a nostra disposizione sono due: reagire in modo attivo e cosciente oppure continuare a sputare piagnistei , e sì che visto il rinvio delle Olimpiadi estive avremo un anno di tempo per affinare la tecnica e puntare all’oro di Tokyo 2021: il lancio della lagna sarà la disciplina più competitiva della storia dei Cinque Cerchi.
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Reagire o cercare scuse: non c’è una terza via
Non voglio certo sminuire la gravità della situazione: l’economia ha subito un bruschissimo rallentamento e serviranno anni per assorbire le perdite imposte dal lock down necessario ad arginare la pandemia da Coronavirus. Tantissime famiglie soffriranno le pene dell’inferno e senza un ausilio concreto da parte delle istituzioni, sarà ancora più complicato rialzare la testa. D’altra parte, però, la situazione è questa e a noi non resta che prenderne atto. Anzi, no, non resta che cogliere il buono che questo dramma globale (globale, non nazionale, badiamo bene), può lasciare in dote.
L’Italia è sempre stata una nazione arretrata sotto molti punti di vista. Sotto l’aspetto aziendale, abbiamo avuto bisogno di una serrata nazionale per scoprire che il remote working non è fantascienza, ma una risorsa preziosa per qualunque sistema produttivo. C’è voluta la quarantena per convinerci a digitalizzare i nostri sistemi di gestione. Siamo così, siamo un popolo incapace di cogliere le novità, timoroso, conservatore, ma prontissimo a rimproverare ai nostri governanti le stesse mancanze che noi stessi, nel nostro piccolo, incarniamo pedissequamente. Perché è più comodo, perché è molto più facile scaricare l’idea del fallimento su entità a noi superiori , piuttosto che provare a scrutarle nel riflesso dello specchio. E io credo sia semplicemente giunto il momento di smetterla e di reagire.
Reinventarsi, cambiare, migliorare: così è, se vi pare
Quello che sto cercando di dire è in realtà molto semplice: la situazione è quella che possiamo scrutare davanti a noi. Additare governi, istituzioni e amanti del footing come i veri responsabili dei nostri fallimenti ci servirà solo a rendere meno fragoroso il tonfo del nostro fallimento, che sempre fallimento rimarrà. In alternativa, possiamo essere talmente assennati da comprendere che, mai come oggi, ciò di cui abbiamo bisogno è un cambio di passo. E in questo mi rivolgo in particolar modo a due categorie di persone: i proprietari di azienda e i job seeker.
Philip Kotler, uno dei più grandi esperti di marketing vivente, disse che
“l’unico vantaggio competitivo sostenibile consiste nella capacità di apprendere e di cambiare più rapidamente degli altri”.
E ha ragione. Stiamo ripartendo da zero e in un mondo nuovo .
Sono già cambiate le esigenze, sono mutate le skills di cui le aziende hanno bisogno e tutti voi che cercate un nuovo lavoro, tutti voi che non siete soddisfatti della vostra vita professionale, oggi avete davanti una straordinaria occasione: chi per primo sarà in grado di intercettare i cambiamenti e di rispondere ad essi avrà grandi possibilità di uscirne vincitore, chi continuerà a guardarsi alle spalle, resterà indietro.
Prendiamo ad esempio l’esperta digitale Marta Basso, fondatrice del movimento #StopWhining – letteralmente, “basta frignare”. Una donna che si è tirata su le maniche e ha inseguito i propri sogni oltre i confini nazionali, abbandonando casa e famiglia. Ha affrontato le mille difficoltà tipiche di chi preferisce il percorso giusto a quello facile e alla fine ha vinto. Il suo principio guida è sempre stato: non lamentarsi, non guardare al passato, non recriminare su ciò che sarebbe potuto essere. Approcciarsi alla vita in questo modo aiuta a sviluppare un mindset positivo, e con un mindset positivo, tutto diventa possibile: i limiti che abbiamo sono quelli che noi stessi ci imponiamo!
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“Resilienza” non è una parola vuota
Resilienza è una delle parole più abusate di queste settimane. Già, abusate. E non perché viene utilizzata con eccessiva ricorsività, ma perché viene adoperata a sproposito. In psicologia, la resilienza è la capacità che ha un individuo di reagire a un evento traumatico. Ebbene, i flash mob dai balconi non sono esattamente il mezzo vincente per reagire. Aiutano, certo, diffondono positività. Ma non è cantando “L’italiano dal quarto piano del nostro appartamento che salveremo l’Italia e noi stessi.
#Andràtuttobene se noi faremo in modo che vada tutto bene, fin da adesso. Sfruttiamo il tempo a nostra disposizione per investire sulla nostra formazione, approfittiamo delle centinaia di corsi di formazione gratuiti offerti in questi giorni dalla rete, assorbiamo l’idea che abbiamo bisogno di un cambio di passo.
E facciamolo subito, badando a noi stessi, a ciò di cui abbiamo bisogno. Smettiamola di lamentarci, smettiamola di guardare in casa degli altri per criticare le iniziative altrui, smettiamola di fare squadra con chi sa solo riempire la propria coscienza di veleno, questo vi servirà soltanto a soffrire un po’ meno di solitudine.
Come diceva il grande Fabrizio De Andrè: “Questo ricordo non vi consoli, quando si muore si muore soli”. Oppure potete vivere, vivere persino meglio di prima, facendo squadra con chi sceglie la via della virtù. La scelta è solo vostra. Nostra.
#Andràtuttobene, io lo so, io ci credo, ma dobbiamo metterci del nostro.
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